Psiche e lo chiamavano Amore

 ROBERTO CAFISO

 

Della parola amore un po’ tutti si riempiono la bocca,  tanto che il termine risulta inflazionato e talvolta persino  abusato. Perché l’amore è il sogno degli esseri umani, consapevolmente  o no, ed ognuno prova a raggiungerlo con i mezzi che ha, spesso persuaso di averlo centrato avvertendosi perciò privilegiato  e pensando alla propria condizione come unica.  L’amore è tuttavia un contenitore che va riempito non solo di vissuti soggettivi,  ma anche di riscontri interpersonali. Non basta in altre parole sentirlo dentro l’amore,  perché  esso si sostanzia principalmente nel raggiungere qualcun altro che ne avverte i benefici e ne gioisce.

 

L’amore perciò si dà. E, come si suol dire , basta a se stesso. Non richiede ritorni obbligati o indennizzi . Sennò è qualcos ‘altro :  un tentativo di capitalizzare un investimento emotivo per averne un ritorno, magari  con gli interessi. Un ‘operazione di speculazione economica, insomma. L’amore si regala, chi lo vende o lo acquista ne ha solo un surrogato privo di quei risvolti che si irradiano dentro e producono esultanza, significato  e persino salute psicofisica. Chi  lo dà e lo riceve vive meglio e di più di chi è solo.  Mercificare i sentimenti non è mai un buon affare perché tradisce la natura stessa del  dare,  spontanea per definizione.

 

Si possono amare tante cose. Il ventaglio è praticamente illimitato. Da se stessi, nel narcisismo più classico, alle situazioni, persone ed  esseri animati sino alle cose più disparate. L’amore senza rispetto per l’altro può tramutarsi in ossessione, violenza e persino  tragedia. Lo chiamano amore ma dentro c’è trasfigurata la voglia di possesso brado  che lo nega, perché soddisfa solo il titolare della brama, che coi sentimenti più teneri e altruistici non ha niente a che vedere. L’amore sorregge nei momenti di difficoltà, disseta e talvolta alimenta nuovi progetti di vita perché ispira, motiva e rende più vicini  agli obiettivi universali.

 

La capacità di amare è talvolta delimitata da paletti culturali che dettano cosa può essere amato e cosa no. In alcuni casi cosa può essere concesso e cosa è praticamente vietato. Sono le regole sociali che si interpongono al fluire di sentimenti per loro natura autonomi rispetto al “giusto” o allo “sbagliato”, categorie eterogenee e posticce  rispetto  alla sfera affettiva. Da qui l’amore che dà sofferenza perché  considerato  scorretto o inopportuno. L’amore è peccato ? Avvertire un forte bisogno di bene per l’altro che ad un tempo sostiene se stessi può  considerarsi sbagliato ?  Molta gente si dibatte in questi quesiti senza risposta, alchimie ideiche che mettono sotto la lente di ingrandimento  della morale comune   sentimenti a cui non viene rilasciato alcun   passaporto di  legittimità. Eppure sentimenti che non si riesce a  rinnegare.

 

La vita di certuni è ispirata all’amore verso il prossimo tra equivoci e talvolta maldicenze sulla vera natura di  questo modo di vivere. Prezzi da pagare per avere in sé la capacità di dedicarsi e donare ciò che moltissimi altri centellinano con una parsimonia egoistica  che sfiora l’avarizia. Chi è più generoso ed altruista ci fa paura, perché è portatore di un modello scomodo che ha superato il calcolo e l’edonismo insito in ciascuno, proiettandosi in una dimensione dai confini cosmici che dà pace ed assieme entusiasmo esistenziale. Altre volte non si prova ad amare per paura di non essere amati. Si resta controllati e schivi perché non si sa dare un nome ad una manifestazione  naturale ma che  abbiamo complicato e reso difficile da dire. Razionalizzare tutto il corredo emozionale di cui saremmo capaci imbavagliandolo,  non è mai un’operazione sana. Ci sono moti interiori che devono comunicare pacatamente ed  altri che devono poter  gridare a squarciagola. Ad ognuno la sua estrinsecazione, perché gli esseri umani devono poter contare su diversi toni e volumi espressivi per esistere degnamente.

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