Il soggetto a rischio

(Argomento tratto da “F. Carpano, Giovani e vita”, Editrice Piccolo, Padova 1994”)

Indicatori soggetto a rischio

Gli indicatori ci consentono di osservare i comportamenti che rilevano l’acquisizione e l’interiorizzazione delle funzioni educative da parte del soggetto.

Sindrome motivazionale. E’ il problema più inquietante e il più diffuso tra i giovani di oggi. Essa è la manifestazione diretta del fenomeno che gli esperti chiamano caduta di senso. Esso dipende dalla caduta verticale dei valori, dal non aver sviluppato sufficientemente il senso di appartenenza prima al gruppo primario (la famiglia) e poi alla comunità. Possiamo intravedere alcuni segni di ciò nelle frasi che spesso sentiamo rivolgerci dagli studenti del tipo: perché devo studiare questi argomenti?.

Ciò è indicativo di un certo vuoto interiore , di inefficace trasmissione del sistema valoriale o di una mancata interiorizzazione dello stesso.

Nel campo scolastico, la caduta di senso comporta scarso impegno nello studio e nell’applicazione ed accresce inevitabilmente il tasso di insuccesso scolastico. Si manifesta in una marcata assenza di motivazione allo studio.

L’intervento educativo ha scarse possibilità di successo se si tratta di sindrome motivazionale, in quanto la motivazione non si è innescata. Se, invece, si tratta di calo momentaneo della motivazione, è probabile che si ottengano risultati soddisfacenti dall’applicazione di una certa strategia educativa.

Assenteismo, incostanza nello studio e scarsa partecipazione completano il quadro del disagio scolastico connesso alla sindrome motivazionale.

Carenza di funzioni educative ( responsabilità, applicazione, impegno, progettualità etc.)

L’incapacità o il rifiuto di assumersi le proprie responsabilità e la tendenza a delegare agli altri sono sinonimo di dipendenza psicologica e di incapacità di essere autonomi.

Insicurezza. Il bambino insicuro è colui che non ha sperimentato un rapporto rassicurante con la madre e in seguito al quale ha elaborato un vissuto di rifiuto o di non completa accettazione. Se, inoltre, il rapporto con il padre non è stato soddisfacente, nel senso che la figura paterna è stata squalificante, autoritaria e confermante, l’insicurezza può raggiungere livelli preoccupanti per il successivo sviluppo della personalità.

Carenza di abilità sociali. Il soggetto che non sa stare bene con se stesso è evidente che non sa stare bene con gli altri. Il disagio si manifesta con la chiusura, l’isolamento oppure con lo stile socio-affettivo di attacco verso gli altri nei confronti dei quali nutre profonda diffidenza. Appare inadeguato nelle relazioni interpersonali in quanto non ha acquisito le abilità relazionali che gli consentono di stare bene con gli altri, di essere spontaneo e di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato.

Narcisismo e disturbi della personalità. Il ragazzo cosiddetto caratteriale, presenta problemi di convivenza con gli altri, viene punito con note disciplinari o sanzioni varie. Le sindromi correlate sono l’iperattività con deficit dell’attenzione e della concentrazione, ricerca continua di attenzione da parte del docente e dei compagni di classe.

Scarsa tolleranza alle frustrazioni e all’ansia. L’individuo ha un io abbastanza forte se se dimostra di avere una buona tolleranza alle frustrazioni e all’ansia.

La frustrazione è la situazione in cui viene a trovarsi un soggetto quando è impedito nel soddisfacimento dei suoi bisogni. Nel passato, le frustrazioni non mancavano nella vita di tutti i giorni ed erano imposta dalle particolari condizioni economiche che viveva la gente. La rinuncia, il sacrificio, l’attesa erano esperienze vicinissime a tanti bambini e giovani che in queste situazioni non solo hanno interiorizzato i valori trasmessi dai genitori, ma hanno avuto la possibilità di sopportare le emozioni negative scaturite dalla rinuncia e dalla privazione. Così, il soggetto ha potuto sperimentare le strategie comportamentali idonee a ridurre le tensioni e nel contempo ha imparato ad individuare alternative realisticamente praticabili ai fini del superamento della esperienza frustrante.

Oggi, la maggior parte dei genitori ritiene di dover dare tutto e subito ai loro figli. Purtroppo, così facendo, i genitori commettono uno dei più gravi errori educativi che comporta conseguenze a volte irreversibili non solo nello sviluppo della personalità ma anche nella formazione complessiva del soggetto.

Inadeguata autostima. Chi si stima di più o di meno di quello che vale può essere un soggetto a rischio. Nel primo caso è possibile lo sviluppo di atteggiamenti da megalomane o egocentrici e nel secondo caso, siamo in presenza di complessi di inferiorità e sentimenti di inadeguatezza nei rapporti interpersonali.

Passività e dipendenza. Chi ha la tendenza a delegare agli altri, è una persona passiva percè incapace di esercitare la sua autonomia, ossia di generare da sola situazioni positive rispetto al benessere personale e agli obiettivi da perseguire.

La dipendenza psicologica si può definire la tendenza a dipendere dagli altri o da situazioni esterne e come tale, a subire l’influenza delle persone e dell’ambiente, in considerazione del fatto che il soggetto, proprio perché incapace di vivere autonomamente, continua ad affidare la possibilità di mantenere il proprio benessere psicologico agli altri, alla stessa stregua del bambino del quale, però, nessuno può mettere in discussione, per ovvii motivi, le sue modalità comportamentali.

Incapacità di chiedere aiuto. In questa società in cui si afferma sempre di più la cultura dell’arroganza, non è frequente osservare che qualcuno chieda aiuto. Non sarebbe svilente o squalificante un gesto del genere, anzi denoterebbe una forza morale e di carattere. Accettare le proprie debolezze, non vergognandosi di apparire deboli, è segno di una personalità forte (concetto di umiltà).

Per concludere, è chiaro che la presenza di uno o più comportamenti descritti rispetto agli indicatori, non implica necessariamente che il soggetto è a rischio o peggio ancora che avrà problemi psicologici particolari. Perché si possa manifestare il disagio, occorre che siano presenti alcuni fattori scatenanti.

In ogni caso, se vogliamo essere più attenti come educatori e insegnanti e, se ci fa piacere aiutare gli altri a raggiungere un livello maggiore di benessere psicologico e di crescita personale, dovremmo prestare maggiore attenzione ai nostri educandi ed evitare di sottovalutare alcuni comportamenti e/o problematiche.

 

 (Francesco Carpano tratto da “F. Carpano, Giovani e vita”, Editrice Piccolo, Padova 1994”)

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