Psiche e TSO

ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 25.9.15

TSO : MAGLIA NERA ALLA SICILIA. FLOP DI RISORSE DISATTESE E DI DOLORE SPRECATO

I trattamenti sanitari obbligatori  ( TSO ) sono eccezionali modalità di privazione della libertà personale dedicati a pazienti incapaci di intendere che rifiutano le cure per patologie psichiatriche o infettive, gestibili unicamente attraverso un ricovero che perciò diventa coatto. L’istituto fu creato a seguito delle legge Basaglia che abolì i manicomi  e prevede atti compositi, sia di tipo medico che giuridico, con un sanitario proponente ed uno, del servizio pubblico, convalidante, con successiva  ratifica  del sindaco.

La norma è a tutela della salute e dell’incolumità del singolo ed a protezione della collettività . Vi si ricorre solo quando gli accertamenti ed  i colloqui con un paziente alterato non approdano a  persuaderlo a fargli accettare una  terapia o un ricovero volontario in un servizio psichiatrico di diagnosi e cura.  L’assistenza psichiatrica è per sua stessa vocazione territoriale : chi sta male ha diritto ad essere trattato o negli ambulatori aperti 12 ore per legge del Dipartimento Salute Mentale  o al proprio domicilio ;  ovvero  in un centro diurno o  in comunità terapeutica . In questo caso per un  tempo definito, proprio per evitare cronicizzazioni di patologie. Si dovrebbe, in altre parole, curare chi presenta uno screzio psichico nel proprio territorio al  quale poi, salvo casi eccezionali, l’utente andrà  restituito per il migliore inserimento possibile. La malattia mentale non può essere ad oggi considerata uno stigma indelebile, salvo  ad essere fuori dai progressi scientifici nel settore.

I Dipartimenti di Salute Mentale attraverso le multi professionalità con le quali sono stati concepiti, hanno lo scopo di trattare l’individuo sotto  variegati aspetti, visto che la patologia mentale è per lo più un crocevia  multifattoriale di stressor o condizioni  di vario tipo che insistono sull’individuo, incapace ad un certo punto di farvi fronte.  Per questo  TSO frequenti  attestano un’ insufficiente attività territoriale sul “nocciolo duro” dei pazienti  più  “importanti” clinicamente e il fenomeno delle recidive ( o della “porta girevole” : uscire e ritornare in reparto ) sottolinea come in certi territori si impegnino poche risorse  dedicate alla prevenzione delle ricadute e dunque  all’attività domiciliare.

Un’indagine dell’Istat su dati 2013 purtroppo assegna la maglia nera dei  TSO alla Sicilia.  9021 in tutt’Italia, così distribuiti : 3352 al nord, 1638 al centro, 2162 al sud. Nelle isole 1869 di cui 1585 in Sicilia.  Il dato potrebbe essere commentato sotto mille angolazioni e con mille distinguo,  ma  il principio metodologico del rasoio di Occam ( frate francescano inglese ) , usato nell’epistemologia scientifica moderna, suggerisce l’inutilità di formulare decine di ipotesi rispetto a quelle più percorribili e semplici per spiegare un fenomeno.

Se in Sicilia, in altre parole, si fanno più TSO che altrove vuol dire che vi sono più malati di mente scompensati ? O le convalide avvengono con troppa facilità, senza offrire  al malato alternative  ? Oppure in assenza di una rete assistenziale adeguata gli scompensi sono più frequenti o le pressioni dei familiari  per liberarsi dei disagi, portano a far ricorso ad  una misura da attuare solo  in casi straordinari ? La forbice delle ipotesi si può allargare ulteriormente,ma resta l’evidenza. Un TSO è ancora un marchio sociale che non si smacchia in lavanderia. E’ una sconfitta per il sistema, perché le acuzie e le recidive si dovrebbero fronteggiare con un sistema di monitoraggio territoriale dei casi più a rischio . E soprattutto pone la Sicilia in una posizione scomoda nel panorama della Salute Mentale. E non necessariamente per la responsabilità degli operatori a cui queste prime pagine non piacciono.  Gli alibi di fronte alla fragilità di certi  pazienti non reggono. La politica,   che gestisce la Sanità , non può non ricordare  che  certi ricoveri  attestano   pur sempre un fallimento del Sistema ed uno spreco di risorse oltre che di dolore.

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