Psiche e ragazzi super

Psiche & Società di ROBERTO CAFISO  DA LA SICILIA DEL 4.12.15

GIOVANI BRILLANTI A SCUOLA CHE BARCOLLANO  NELLA VITA : STUDIO E ABILITA’

 

Ottimi studenti dalle elementari alla laurea. Brillanti e sempre col massimo dei voti. Si sono perciò persuasi di avere una marcia in più degli altri. Doti intellettive, di metodo e la determinazione allo studio. I loro genitori, ovviamente orgogliosi, li hanno curati  e coltivati. Anche nel mito di se stessi. Ragazzi diventati uomini e donne che ad un certo punto devono confrontarsi a carte scoperte, perché non ci sono più libri e professori ammirati da tanta bravura. C’è la vita, con le sue regole, spesso ingiuste e indecifrabili . La vita che baratta non di rado i meriti con le abilità a far fronte agli imprevisti. Si chiama capacità adattiva  ed è un’altra tipologia di intelligenza, dove le connessioni sinaptiche si sono allenate al problem  solving di esigenze improvvise e dove  il ragionare  velocemente è stato il solo salvagente. I resilienti si rialzano dai traumi e crescono. Gli indecisi, i controllati, ci restano dentro, impigliati in stati d’animo confusi  che renderanno ardua loro l’esistenza .

 

Perciò si trovano un po’ disorientati a capire i meccanismi del mondo. Diligenti, a volte secchioni, hanno speso il meglio di loro ad acquisire conoscenze  per le quali a volte non erano  neppure tagliati, magari solo per far contenti i genitori.  Hanno così conquistato  il fatidico “pezzo di carta” , che ha dato loro modo anche di viaggiare all’estero da studenti ,  borsisti , specializzandi. Ottimi anche nelle lingue straniere promettono i migliori successi,  spianandosi  una faticosa  strada professionale da primi della classe, come sanno fare loro. Ma molti di questi  ragazzi e  ragazze “super”  hanno coltivato un’incontrastata  idea irrazionale : quella che il mondo deve a andare come hanno previsto e pretendono. Sennò è tutto insopportabile e chi si è messo da ostacolo tra essi e il raggiungimenti dei loro scopi la deve pagare  perché cattivo. In una parola la loro tolleranza alle frustrazioni e  peggio agli insuccessi, è molto, molto bassa.

 

Il mondo però  gira  per conto suo e non ritiene nessuno indispensabile. Neppure i miti, i Nobel, i grandi della storia. I cimiteri -  come a ricordarci le regole della vita -  abbondano di persone indispensabili.  Perciò il comprendere con umiltà  le regole  con le quali si muove il mondo  non sempre è facile per chi ha ritenuto con le interrogazioni da 10  o da  30 e lode di poterlo padroneggiare . Dalle prime capocciate sui pali della realtà può  deflettersi  l’umore, altre volte i predestinati si ammalano di  depressione e tutto all’improvviso appare insormontabile.  Non riescono  a trovare un nuovo posizionamento sociale, perché  il loro io  non si accontenta di strade sterrate   senza un tappeto rosso. Così viene riesumata e celebrata di continuo   “l’età d’oro”  , quella in cui brillavano ed avevano successo. Un tempo andato che non riescono a custodire come un patrimonio , tuttavia trascorso. Li attenono nuovi impegni e nuove prove  a cui non sono preparati, perciò  soffrono. Ma non sempre sanno  soffrire. Per farlo occorre averne avuto esperienza. Più facilmente si arrabbiano e diventano arroganti e pieni di  giudizi e riserve, dunque antipatici.

 

Sono in difficoltà anche affettivamente. Sovente  coartati non sanno regalare modulazioni emotive.  I sentimenti hanno una scuola tutta a sé, che nessun corso di studi può garantire.  Senza una capacità espressiva  empatica e calda si resta soli, prigionieri di un egocentrismo che non sa guarire.  La   scienza senza una coscienza di sé e degli altri è un arto monco, inservibile. Gli studi in fondo sono la simulazione della vita, ma questa poi presenta numerosissime variabili che non si è riusciti a contemplare e dunque  a comprendere. Dovranno ripartire da zero questa ragazzi  super, con una ritrovata modestia e la voglia di rimettersi in gioco. In fondo gli esami non finiscono mai e il rendersene conto è quel quid che matura le persone e li proietta nel mondo degli adulti, indipendentemente dal titolo di studio e dal ceto sociale di provenienza. Spogliarsi dal mito di sé vuol dire far parte dell’umanità che cerca aiuto senza vergognarsene.

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