Psiche e passato

Psiche & Società di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 21.11.16

QUELL’ALBUM DI FOTO INGIALLITE CHE RACCONTA IL NS. PASSATO

Le foto del passato raccontano. E dedicare del tempo a rinverdirlo guardando come eravamo è un esercizio naturale per scrutare ogni volta nuovi  particolari in immagini e personaggi che il tempo ha sbiadito o portato via. A volte ci si incanta di fronte ad un’epoca passata, al modo di vestirsi e alle pose di persone care che hanno rappresentato e significato per noi. Ed è in fondo una magia poter rivedere chi non possiamo incontrare più.

Qualcuno ama raccogliere in un album le foto ereditate dai genitori o dai nonni,   andando molto indietro nel tempo. Altri hanno conservato vecchi  filmati, travasati in tecnologie avanzate, per rivedere l’infanzia dei figli, la propria giovinezza , gli amici, i genitori ed i sorrisi che furono. Le foto per lo più fissano momenti lieti e convivialità. E per questo ci fanno apparire ciò che non c’è più come essenzialmente felice . Processiamo attraverso delle pose di un momento l’intero periodo in cui di certo erano presenti anche vissuti travagliati, preoccupazioni, difficoltà.

E’ la forza di ciò che è alle nostre spalle quella di sembrarci l’età d’oro, il  periodo migliore, perché ricordiamo ciò che più ci piace ricordare,  attraverso un’istantanea e delle persone magari all’epoca conflittuali,  ma che oggi riusciamo solo  a  rimpiangere , perché i ricordi subiscono quasi sempre una rivisitazione in positivo. Questo “lavaggio” a volte può diventare un rito e il rituffarsi all’indietro diventare un’attività che assorbe del tempo tolto al presente o alla progettazione del futuro.

Quando le persone diventano eccessivamente rivolte con lo sguardo alle proprie spalle  spesso alla base c’è un deficit di gratificazione nel presente. Un sottofondo di umore deflesso  che  fa regredire per la difficoltà a progredire, attività naturalmente portante dell’esistenza. Se andare avanti in altre parole è difficoltoso, si può tendere a tornare indietro e sognare un mondo che non c’è più, rivisitato in salsa nostalgica, a cui ci si attacca  in modo compensativo. Ciò può condurre a rifiutare la propria vita, a tralasciarla, tuffandosi non appena possibile in queste raccolte antiche o nella collezione di film d’epoca  visti e rivisti continuamente per le riverberi   emotivi che essi suscitano.

Scordare il nostro passato è da stolti. Nella nostra storia vi sono le nostre premesse  e i molti perché dell’oggi. Ma privilegiare  ciò che è andato rispetto a ciò che  è si configura come  un ‘operazione malinconica, che attesta la difficoltà a vivere da adulti  o comunque  ad appropriarsi delle cose belle che la vita,  offre ad ogni età, oltre i  miti della giovinezza, delle “famiglie felici” intatte e di periodi dove si progettava e basta e non era tempo di  bilanci. Un tentativo talvolta persino insano di una moviola forzata, che costringe il nastro dell’esistenza a scorrere all’indietro e ripartire mille volte da lì, senza alcun desiderio di andare oltre.

La vita ci pone davanti a responsabilità di ogni tipo ed ai cocci di vasi che si sono rotti in modo irreparabile. Ci costringe ad un tempo a rimboccarci le maniche per fare del nostro meglio qui ed ora, perché è nell’odierno che esistiamo, respiriamo, pensiamo. Non si può fermare il tempo , così come non si può impedire al vento, alla pioggia, di spazzare via le certezze che furono. Noi abbiamo il dovere di ricostruirne altre, in uno sforzo evolutivo che non ci renda dimentichi del prima, ma ci proietti  nel dopo, che è l’età che ci aspetta ed è irrinunciabile. Le foto ingiallite ci devono far sorridere o strappare qualche lacrima. Ma non dovrebbero ipnotizzarci a cercare l’isola che non c’è.  Perché non c’è mai stata.

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