Psiche e modelli alternativi

PSICHE & SOCIETA’  di ROBERTO CAFISO  da LA SICILIA del 15.4.16

LA DELEGA EDUCATIVA DELLA FAMIGLIA ED I RISCHI PER I FIGLI

Quando un ragazzo è disatteso in famiglia, perché i suoi genitori sono distratti o evanescenti, egli ha bisogno di un modello vicariante a cui ispirarsi. Qualcuno che lo guidi e a cui fare riferimento anche affettivamente. Perché due genitori senza presa su un figlio lo persuadono di non volergli abbastanza bene. Il dialogo, la complicità, l’intesa e la stima reciproca fondano un rapporto che è linfa per la  sicurezza personale e per l’ autostima di  un giovane.

Sappiamo da tante storie con questi presupposti che il gruppo dei pari talvolta si sostituisce ai modelli familiari muti. Se all’interno di quel gruppo vi sono cattive pratiche ed il bisogno di appartenenza di un ragazzo è forte, questi potrà conformarsi alle regole di quel  gruppo, fossero le più dannose e devianti. Prevale, oltre la morale, la necessità di appropriarsi  di un assetto psicologico che funga da spina dorsale, altrimenti si arranca da  soli nell’incertezza più depressiva.

La latitanza dei modelli che formano  affligge la nostra società già da molti lustri. La difficoltà degli adulti di esserlo in modo credibile, coerente e  stabile ha creato vuoti identificativi  con conseguenze sul piano emotivo e comportamentale drammaticamente noti. Da qui i percorsi alternativi alla ricerca di una stabilità fittizia, con rimedi  talvolta peggiori del male. Ma tant’è : se manca l’acqua potabile e la sete è incontenibile,  si è portati a bere quella melmosa di uno stagno inquinato.

I modelli familiari  latitanti nell’adolescenza tuttavia possono essere sostituiti da persone conosciute e frequentate per motivi di studio o tempo libero. Un insegnante, un allenatore, un leader di un’ associazione  cattolica ad esempio. E’ qui che il ragazzo si sente accolto ma anche colto, perché c’è qualcuno che gli dedica del tempo, lo ascolta e dà al gruppo coordinate esistenziali  per la prima volta. Nulla nasce dal nulla. Ed un bisogno accentuato può nascere da un altro frustrato.

Così possono verificarsi fenomeni di attaccamento intenso, con un’affettività confusa e convulsa al limite dell’innamoramento. Il grande “fenomeno – scandalo” della pedofilia all’interno della Chiesa nasce soprattutto dentro condizioni familiari della vittima carenti nell’accudimento   e di riflesso fa leva sulla solitudine affettiva dei preti chiamati “a dare”  per definizione, ma spesso portatori di bisogni inespressi e repressi per mandato. In un adolescente con grossi vuoti interiori l’attaccamento può  sconfinare verso  una figura significativa  in una sorta di  innamoramento senza che ciò implichi  l’orientamento sessuale. La non definizione di un modello personale per mancanza di una traccia da seguire dai primi anni di vita  può ingenerare, una volta trovato un esempio a cui ispirarsi, una focalizzazione anche confusa, un imprinting tardivo dove le spinte di vario tipo  possono prevalere su tutto il resto.

Quindi molta cautela nel montare  ruote di scorta esistenziali, per i modelli trovati fuori dalla famiglia e persino incoraggiati da questa per delega o per una presa d’atto della propria incapacità a veicolare un’evoluzione.   Docenti, trainer, leader di gruppi  scout, etc., dovranno prestare molta attenzione  alle dinamiche instaurate con un ragazzino colmo  di bisogni della sfera emotiva e  mai appagati.  Essi dovranno ad un tempo monitorare i loro, senza dare mai per scontata la capacità di far fronte ad emozioni e sentimenti non sempre compensati.   Da  questa attenzione nasce la garanzia  che un percorso virtuoso  “maestro – allievo”  non degeneri in un rapporto che scivola verso l’ambiguo o  il malsano. E’ da questa linearità di gesti ed azioni la differenza tra il forgiare un ragazzo carente o condannarlo a ritenere che chiunque prometta certi ideali in realtà vuol solo approfittare delle altrui fragilità.

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