Psiche e la fede

di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 4.7.16

  LA FEDE E LA NON FEDE : DUE MODI DI VIVERE GLI AVVENIMENTI

Le fede è una risorsa degli esseri umani. A volte può essere un baratro di colpa e di schiaccianti  doveri . Ma chi ha fede in Dio spesso vive con più risposte agli innumerevoli interrogativi che gli uomini si pongono. La fede è essenzialmente una prerogativa umana, nel senso che essa ha caratteristiche che si stagliano dentro ciascuno e che spesso differiscono  da persona e persona .  Tant’è che si afferma che la fede  è individuale, pur con un denominatore di condivisione comune.

Un credo non è solo trascendente  e non riguarda solo la religiosità o il dogma di Dio.  La fede può essere una forte, irriducibile convinzione in un ideale, che spinge alcuni  a vivere in modo coerente ad esso l’intera propria vita. Le persone con certe convinzioni procedono con uno spirito di serenità, frutto di una spiritualità anteposta alla soluzione di nodi ed esigenze ad impronta materiale.

Non che costoro vivano di puro spirito, ma nelle priorità dell’esistenza danno più credito ad un ideale piuttosto che ai beni tangibili e  di consumo. La fede diventa anche tolleranza e rispetto per le differenze. Non è  certo essere dei  saccenti, avvertendosi  “unti del Signore” . E non è  bramosia di  convertire  a tutti i costi  gli altri alle proprie certezze . La fede è un modello di vita tangibile e alla portata, forte di un inevitabile senso civico unito ad una  spinta interiore che non confligge affatto con la concretezza.

Le persone che credono in qualcosa sono particolarmente  realistiche, perché sono persuase che solo le opere possano tradurre  i loro ideali. E che nella spinta verso gli altri si realizza al meglio il senso dell’  umanità.  Credere d’altra parte è sinonimo di vicinanza al prossimo, spesso servizio , una dedizione non costretta ma scelta, in linea con  i propri principi ispiratori. Chi ha una fede anche in un archetipo non confessionale è di fatto un buon cittadino. Perché ha sviluppato il senso della morale, della partecipazione, della salvaguardia dell’ambiente , dell’onestà. Perché non potrebbe vivere in altro modo. Chi ha fede sa amare senza sforzi.

La fede conforta nei momenti bui e  in quelli tragici. Non spiega tutto. E non evita la disperazione , lo sconforto, la bestemmia. Ma aiuta a ricomporsi e poco a poco a dare un senso all’inspiegabile, all’iniquo, alle logiche che umanamente sono inaccettabili.  La fede aiuta alla compostezza, ma anche all’affidarsi agli eventi, agli altri, ritenendo di non potersi bastare mai del tutto. La pazienza ed il silenzio sono due requisiti della fede. La prima aiuta a sopportare, il secondo a riflettere senza frastuoni e confusione.

La sofferenza, la malattia, le avversità,  per lo più chi ha fede le affronta meglio. C’è più resilienza ed una maggiore reazione in chi ha un motivo per combattere, per farcela. Lo sanno bene i medici quando trattano  pazienti agnostici oppure  credenti. La fede serena è un buon viatico anche per l’umore e riesce più spesso a riconciliare le persone con loro stesse. Certe ferite esistenziali, quelle che seguono lutti di persone fondamentali,  non si rimargineranno mai. E chi ha fede spesso si dispera persino di più di chi non ce l’ha. Ma solo se riteneva che quella condizione fosse un privilegio per vivere  senza dover  mai provare   dolori  laceranti  e assurdi . La fede si può perdere, ma di solito  è un’esperienza a tempo. Chi ha imparato a nuotare non scorda più come si fa. Allo stesso modo chi ha vissuto un credo forgiante che ha tracciato i momenti salienti della vita prima o poi ritorna a credere ed a ricompattarsi nelle certezze interiori che guidano oltre l’ oblio dello scetticismo diventato  verbo.

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