Psiche e crisi maschile

di ROBERTO CAFISO  DA LA SICILIA DEL 2 OCT 2015

      La crisi del maschio e la violenza facile sulle donne

 

    Capita che  quando  gli uomini sentono di aver  perso lo scettro e il predominio ancestrale sulle donne, basato su presupposti  bio – genetici oggi anacronistici, possano   avviarsi  nei  bui corridoi di una crisi personale  senza spiragli.  Deficit di autostima e depressione, ma talvolta rabbia per incapacità di nuovi adattamenti che configgono con una  nuova configurazione mentale del loro ruolo. Gli schemi culturali qui sono decisivi.  O ci si è evoluti, oltre il titolo di studio o ci si sente perduti. Da qui  la recessione psicologica  che può generare appunto   violenza che in certi casi culmina con efferati delitti in famiglia, quasi ad affermare disperatamente un irrinunciabile  predominio sulla donna,  scioltosi come neve al sole  dopo  le tante   notti  dei tempi,  esauritesi l’ era dei predatori e delle prede che la natura  non sa più prestabilire con la connotazione di genere.

 

Quanto l’equilibrio personale di un uomo coincide con la propria affermazione personale  in un  ruolo che fu, quello  di procacciatore di cibo e protezione,  quell’uomo è  fragile e dunque pericoloso. Se la donna è assoggettata psicologicamente ed    economicamente i rischi  di  questa crisi  diminuiscono, pur potendosi  comunque verificare   nel tempo per omologazione  con gli standard femminili attuali.   Ma se la donna  è già  in linea con i processi  socioculturali di pariteticità, allora la coppia rischia il dissesto relazionale. E le separazioni sono il male minore.  Molto peggio l’ostinazione  ad  instaurare un regime arcaico da parte dell’uomo predatore   con la pretesa  del partner  succube.   Da qui il rischio di esplosione di istanze aggressive per il rifiuto del ruolo di preda ,  con violenti     passaggi all’atto. Talvolta  col  simulacro dell’amore e del legame indissolubile ,  difficile  per molto tempo da smascherare,  specie per quelle donne pervase da esigenze irrinunciabilmente  romantiche, che scambiano il possesso morboso  per  attaccamento e gli spintoni e gli schiaffi per un  sentimento ferito, riuscendo persino a colpevolizzarsi per tanto dolore procurato.

 

Gli uomini di questo stampo non amano i preliminari a letto e concepiscono il rapporto sessuale più o meno come una prestazione sportiva, con la pretesa di ottenere il massimo del godimento  personale a prescindere da quello della compagna.  Lusingare  queste aspettative vuol dire assecondare una modalità tipica  del regno animale in quel caso  finalizzata alla riproduzione della specie. La reciprocità nella sessualità oggi  va intesa come assoluta   simmetria sia  nelle esigenze, che nei tempi e nelle modalità . Viceversa  il sesso diventa  un  mero atto unilaterale , se non addirittura  violenza e basta,  perpetrata per anni all’interno di molti menage .  Un’altra spia classica  di scompenso  è anche  il modo di concludere  le discussioni quando esse minacciano il punto di vista maschile.  Le offese  e gli sfottò   che mortificano  quelle donne che vogliono affermare la  propria visione  senza dover subire quelle  del compagno presuntuoso  sono un classico ed indicano che il rapporto  è diventato patogeno.

 

Quando poi una donna è più capace di un uomo o ha un ruolo sociale di maggiore prestigio il rischio cresce a dismisura.  La depressione maschile, con un corteo sintomatologico variegato, anche sessuale,  è la risposta più comune.  Come può esserlo la ricerca di alternative femminili  più alla portata, fondamentalmente dipendenti e per nulla competitive. Lì il maschio tronfio si legittima e si appropria del potere più bieco.  L’amore non c’entra manco stavolta.  Esso   è un sentimento che modella e cambia, assumendo in sé le esigenze dell’altro e limando le proprie pretese  e la volontà di autoaffermazione. Quando il maschio sembra uscito dal passato remoto, meglio dargli un  tempo per cambiare. E darsene uno per salutare ed andar via, ed a volte di corsa se si è tergiversato troppo.

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